Amigdala, la particolare opera di Davide Ferrante concepita inizialmente per il cinema (riadattata a fumetti grazie al contributo di Stefano Chiuchiarelli), fin dal primo momento decide di focalizzarsi su una singola emozione: la paura.
Il fumetto, dai toni marcatamente thriller, usa come base narrativa la classica caccia al serial killer, provando comunque in alcuni punti a rinnovare una formula già vista in numerosi film, inserendo all'interno dell'opera alcune tematiche maggiormente introspettive.
Amigdala tenta quindi di rompere gli schemi, cercando di analizzare la paura su un piano metafisico, facendo ruotare l'intera vicenda su una semplice quanto importantissima domanda in grado di far riflettere chiunque (a voi lettori il compito di scoprirla).
La storia presenta poi vari spunti di riflessione capaci, in alcuni casi, di sfociare in digressioni filosofiche.
Degni di nota anche i numerosi riferimenti alla cultura pop, dove personaggi come Dylan Dog e Dick Tracy vengono citati esplicitamente durante i dialoghi, quasi a richiamare alcune tematiche e influenze tipiche dei fumetti horror/thriller/polizieschi.
Il tratto di Marco Chiuchiarelli, Andrea Daniele, Gennaro Gallo e Simone Prisco risulta quasi sempre oscuro, sporco, grezzo e a tratti disturbante grazie anche a una marcata cupezza che si sposa bene con la storia raccontata.
Amigdala è quindi un prodotto difficile da etichettare, soprattutto per la sua impostazione a cavallo tra cinema e fumetto che probabilmente scontenterà più di qualcuno; l'opera presenta comunque vari momenti riflessivi interessanti e abbastanza originali, capaci di donare all'intero fumetto un'aura di mistero difficile da catalogare in schemi precisi.
Andrea Stella