I percorsi del fumetto - Dall’arazzo di Bayeux alle strisce sui quotidiani. - Novel Comix

E’ il 1077 quando nella cattedrale di Bayeux viene esposto un telo di lino lungo oltre 70 metri.Sul tessuto ricami... - Digital Comix Distribution

I percorsi del fumetto

Dall’arazzo di Bayeux alle strisce sui quotidiani.

Fumetti

Roberto Albertini - 25 Settembre 2015

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E’ il 1077 quando nella cattedrale di Bayeux viene esposto un telo di lino lungo oltre 70 metri.

Sul tessuto ricami e collages di stoffe raccontano la campagna militare d’Inghilterra guidata da Guglielmo il Conquistatore e ogni scena è corredata da brevi testi (in latino) che forniscono informazioni essenziali per la comprensione dei fatti.

L'arazzo descrive la conquista dell’Inghilterra meridionale da parte dei Normanni e nelle immagini si susseguono sbarchi, lotte, incontri di ambasciatori, offrendo informazioni sui costumi e la vita del tempo.

Con l’arazzo di Bayeux ci troviamo di fronte ad un archetipo di comunicazione visiva corredata da linguaggio scritto.

 

Volendo definire il fumetto come una "narrazione per immagini" (il testo non è strettamente necessario data la presenza di molti fumetti "muti"), tralasciando i graffiti preistorici, si potrebbe affermare che le sequenze di eventi rappresentati nella Colonna Traiana o nei numerosi affreschi sulle pareti di chiese (come il ciclo pittorico delle “Storie di san Francesco“ nella Basilica Superiore di Assisi) altro non usino che il linguaggio dei fumetti. 

Nell'arte medievale la narrazione di storie (per lo più bibliche) attraverso immagini sequenziali consentiva di rendere il racconto comprensibile anche alle vaste moltitudini non alfabetizzate. Era comunque diffusa anche la pratica di scrivere parole che uscivano dalle bocche di alcuni personaggi, per dare un'idea chiara di ciò che stessero dicendo.

 

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Dai ricami dell’arazzo di Bayeux un filo virtuale lungo mille anni può legare la rappresentazione delle battaglie di Guglielmo con la moderna forma espressiva del “fumetto”.

Strumento di comunicazione di massa grazie all’evolversi della tecnologia della stampa che avrebbe garantito la diffusione d’innumerevoli copie, il fumetto “moderno” nasce a fine ottocento e viene proposto dall’editoria americana per aumentare la tiratura dei giornali: l’immediatezza delle immagini e i testi facilmente comprensibili anche dagli immigrati che non conoscevano bene la lingua decretarono il successo anche tra gli strati più umili della popolazione.

 

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Yellow Kid, un bambino goffo e vestito con una lunga camicia da notte gialla che è comparso sulle pagine del New York World nel 1884, è comunemente considerato il primo fumetto nel senso moderno del termine.

Altre storie caratterizzate da sequenze d’immagini corredate da testi erano state pubblicate, nei decenni precedenti in Inghilterra, Francia e Germania ma si era trattato di esperimenti isolati e nessuno di questi avrebbe dato origine, a differenza del Bambino Giallo, a quel fenomeno culturale, editoriale e di costume che è il fumetto.

 

 

Roberto Albertini

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